Pedagogia e didattica
La proposta didattica dell’educazione stradale, sulla base della ricchezza delle esperienze finora prodotte, aderisce a un modello culturale e formativo problematico, in quanto tendente a salvaguardare/valorizzare, in un intreccio dialettico, diversi punti di vista.
Le esigenze di natura educativa alle quali intende rispondere sono fondamentalmente tre, corrispondenti ad altrettante interpretazioni dell'educazione stradale: cognitiva, metacognitiva e fantacognitiva.
La Regione Emilia-Romagna si avvale della collaborazione con la Facoltà di Scienze della formazione dell'Università di Bologna.
Esigenza cognitiva
Riguarda la padronanza delle specifiche competenze dell’educazione stradale da perseguirsi attraverso le tecnologie consolidate della trasmissione di competenza.
Si va dall’uso di schede a lezioni con sussidi audiovisivi, dalla lezione dell’insegnante al coinvolgimento di esperti specifici.
L'educazione stradale deve garantire sul piano cognitivo una corretta alfabetizzazione sull'ambiente strada e sui comportamenti da esso richiesti, deve cioè assicurare a ognuno il possesso delle informazioni indispensabili a livello di organizzazione dei contenuti, di lessico, di conoscenza degli strumenti di indagine specifici dell'area.
Per rispondere a questa esigenza, l’educazione stradale deve presentare specifiche unità didattiche appositamente predisposte/selezionate da esperti dell’argomento.
Esigenza metacognitiva
Riguarda la capacità di "imparare ad imparare", di partecipare attivamente all’apprendimento diventando progressivamente autonomi nel costruire cultura (conoscenza e competenza).
Si va dalle esercitazioni su campo all’uso dei campi/parchi di educazione stradale.
L'educazione stradale deve muoversi nella prospettiva metacognitiva di una continua attivazione dei modi del cosiddetto "pensiero scientifico", di modalità, cioè, di assunzione, formalizzazione e risoluzione dei problemi che passino attraverso le quattro fasi canoniche della osservazione, ipotesi, sperimentazione, verifica.
In altre parole, deve stimolare in modo sistematico l'utilizzazione di strumenti di indagine diretta (atteggiamenti, metodi, tecniche) che aprano alla possibilità della concettualizzazione, della generalizzazione, della trasferibilità dei saperi prodotti.
Questa seconda esigenza richiede che i percorsi di educazione stradale siano attrezzati e gestiti come laboratori di produzione culturale: quindi, come luoghi non solo di riproduzione ma anche di elaborazione personale e di conduzione di esperienze di ricerca.
Esigenza fantacognitiva
Riguarda la capacità di reinterpetare personalmente l’oggetto culturale studiato, di illuminarlo con le proprie esperienze.
Si va dall’elaborazione di messaggi alla simulazione.
L'educazione stradale deve favorire la costruzione fantacognitiva di percorsi originali di comprensione/rivisitazione dell'ambiente strada: l'elaborazione di "altri volti" -interpretati soggettivamente- dell'ambiente stesso e della propria concezione di mobilità.
Deve garantire la scoperta non soltanto di oggetti nuovi o diversi dell’argomento, ma anche di approcci nuovi/diversi (originali) agli stessi oggetti messi a punto attraverso l'esplorazione "senza rete" nell'ambiente.
A questa ultima esigenza l’educazione stradale può rispondere positivamente se si presenta come bottega della fantasia: come strumento di valorizzazione della capacità, individuale e di gruppo, di intuire/inventare originalmente un proprio progetto di mobilità.